Io posto, tu posti

Chi ama la scrittura come mezzo di comunicazione non può non subire il fascino seduttivo dei social media: vetrina che permette di raggiungere un pubblico potenzialmente infinito, internet è il principale mezzo per la trasmissione di miliardi di parole che quotidianamente ci sommergono dagli schermi dei device più diversi. Un’estensione comunicativa a cui la scrittura su carta non può nemmeno lontanamente aspirare. Ma la comunicazione su web ha stili e regole proprie, che possono far storcere il naso ai cultori della parola scritta.

Prima di tutto il lettore multimediale non legge ma “scrolla” (gli orribili anglicismi sono inevitabili quando si parla di digitale): scorre velocemente da un post all’altro captando pezzetti di frasi che seleziona automaticamente in base ai propri interessi e alle proprie preferenze. D’altra parte, questa è proprio la logica dei social media, che mirano a trasmettere nel minor tempo possibile il maggior numero di informazioni in grado di catturare l’attenzione degli utenti. Per ottenere questo scopo attraverso un testo scritto è quindi necessaria una comunicazione rapida, sintetica e persuasiva, immediata e diretta come le chiacchiere tra amici. E questo è il punto.

L’era digitale sta imponendo una semplificazione alla lingua scritta, che si avvicina sempre di più a quella parlata. Secondo l’Accademia della Crusca questo processo non è necessariamente negativo, perché contribuisce a rendere la scrittura più snella e più facilmente comprensibile a un pubblico vasto. È anche vero, però, che alcune caratteristiche delle conversazioni informali se trasferite alla parola scritta ne impoveriscono non solo lo stile, ma anche i contenuti.

Nel parlato è naturale prestare meno attenzione alla forma, all’ortografia e alle parole usate: c’è sempre spazio per correggere il tiro in caso di fraintendimenti, e gli elementi di comunicazione non verbale aiutano a trasmettere il messaggio. La lingua scritta dei social media, quella che il linguista Giuseppe Antonelli chiama e-taliano, si modella sulla base di quella parlata: è un linguaggio approssimativo, fatto perlopiù di parole comuni e condito di emoticon, spesso superficiale e disinibito; e sovente è usato per veicolare comunicazioni dal contenuto altrettanto pressapochista, giudizi sommari e opinioni sbrigative. L’assoluta libertà di espressione garantita dalle piattaforme digitali ci fa dire a volte anche cose che sarebbe meglio tenere per sé.

Come dicevano gli antichi, verba volant, scripta manent: su internet postiamo scripta che manent potenzialmente per l’eternità. Ma la forma colloquiale dei post ci trae in inganno, facendoci pensare che le nostre parole sul web siano senza peso, come quelle delle chiacchiere che si disperdono nell’attimo stesso in cui le pronunciamo.

E invece ciò che postiamo rimane, e stabilisce una correlazione decisa tra ciò che diciamo e l’idea che gli altri si fanno di noi. Non solo: se diamo credito alla teoria della “relatività linguistica” secondo cui lo sviluppo cognitivo è influenzato dal linguaggio, allora l’uso di una determinata forma comunicativa finisce col plasmare i nostri modelli concettuali e comportamentali. In pratica: pensiamo e ci comportiamo in base al modo in cui ci esprimiamo.

Allora è importante mantenere la capacità di scrivere anche in modo formalmente accurato ed elaborato, ponderando stile e contenuti. Bisogna saper utilizzare con consapevolezza la lingua in base ai diversi contesti, modulandola sia nella sua variante digitale sia in quella colta e letteraria. Padroneggiare una più ampia varietà di modelli comunicativi consente di evitare la semplificazione estrema della lingua e dei concetti, l’impoverimento del lessico e la banalizzazione del pensiero e, di conseguenza, della personalità.

Il linguaggio social è quindi solo uno dei tanti registri linguistici possibili, e nell’uso appropriato della lingua nelle sue diverse forme non si dovrebbero comunque mai trascurare le regole sintattiche di base. Comunicazione sintetica e colloquiale sì, ma non sgrammaticata.

Adriana Gambacorta per lessicoitaliano.it

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