Quando realizziamo che un nuovo concetto, un nuovo strumento o una recente risorsa sono comparsi nella nostra società tecnologica, cominciamo a valutare come potremmo rapportarci con essi, che ruolo potrebbero avere nella nostra vita. Questo atteggiamento di diffidenza, di cautela muta però radicalmente nel momento in cui apprendiamo che quella risorsa, quello strumento hanno un nome. Mentre prima eravamo restii a concedere alle misteriose novità uno spazio nelle nostre abitudini, eravamo insicuri nel parlarne, e rinunciavamo perfino a citare i nuovi concetti dialogando con persone più esperte, per timore di non aver ben compreso o di fare una brutta figura, nel momento in cui apprendiamo che quegli elementi hanno un nome (e, pertanto, vengono usati ricorrentemente e sono codificati), acquistiamo sicurezza, coraggio, familiarità con essi. Proviamo addirittura piacere nel pronunciare la parola imparata di recente, padroneggiando così non solo il nuovo termine, ma anche il concetto che esso racchiude.
Le nuove parole fanno da mattoni per la costruzione di nuovi scenari, di nuovi panorami tecnologici, contribuendo alla crescita della letteratura tecnica e al mutare degli scenari sociali.
È come se le nuove idee, le nuove intuizioni, non avessero ancora pieno diritto di cittadinanza fintanto che un nome specifico per essi non sia stato accettato dalla comunità. In informatica, il nome dà forza alle nuove risorse tecnologiche, siano esse hardware o software; le legittima e le sdogana tra gli addetti ai lavori.
Si tratta, molto spesso, di termini inglesi adattati al contesto linguistico di destinazione: i cosiddetti anglicismi. Il suono anglofono attualizza e rende apparentemente più autorevoli concetti che, tradotti nella nostra lingua, apparirebbero meno fascinosi.
Addirittura, abbiamo la sensazione di aver salito un nuovo gradino sulla scala della cultura e della competenza professionale quando ci rendiamo conto di poter usare in modo appropriato e disinvolto un termine gergale comparso di recente nella letteratura o nel web o, semplicemente, entrato finalmente a far parte del nostro vocabolario.
Le nuove parole
Algoritmo
Sequenza di operazioni che conduce alla soluzione di un problema.
Bit
Termine derivante dalla contrazione delle parole inglesi Binary DIgit. Indica l’unità “di misura” della quantità di informazione. Per esempio, se la velocità della mia linea dati è di 100 Mbps significa che, in ogni secondo, transitano sulla linea 100 milioni di bit. Ricordiamo che, per rappresentare un carattere alfanumerico, i sistemi informatici richiedono non meno di 8 bit.
Blog
Sigla originata dalla sovrapposizione dei termini web LOG. Ricordiamo che il log, in informatica, è un file che raccoglie una cronologia di eventi.
Bot
Abbreviazione della parola robot. Risorsa automatizzata di tipo software in grado di svolgere compiti di routine anche molto complessi, sollevando gli esseri umani da tale onere. Nel mondo dei motori di ricerca (come Google) i bot che analizzano le pagine web e contribuiscono al loro posizionamento nei risultati di ricerca vengono detti spider.
Database
Un database è una banca dati di tipo informatico.
Device
Dispositivo. In informatica la parola può indicare una risorsa come, ad esempio, uno smartphone, un tablet o una stampante.
Driver
È una risorsa software legata a un certo dispositivo, generalmente rilasciata dal produttore del dispositivo stesso, per fare in modo che l’apparecchio dialoghi con un certo sistema operativo. Ad esempio, un’applicazione che permette a un PC di gestire uno specifico lettore CD.
File
Il termine indica, in ambito informatico, un archivio, cioè una raccolta organizzata di informazioni omogenee.
Hardware
“Parte dura”, in contrapposizione a “software”, parte morbida. I componenti materiali di un sistema informatico.
Interfaccia
Uno standard, hardware o software, che consente a due entità di natura diversa (ma che hanno la stessa interfaccia) di scambiarsi informazioni.
Pixel
Il più piccolo elemento di un’immagine digitale costruita su una griglia. A parità di dimensioni, più alto è il numero di pixel e maggiore sarà la qualità dell’immagine.
Plug-in
Letteralmente, “connettore, spina da inserire”. In informatica, una risorsa che permette di aumentare la funzionalità di un software, consentendogli di dialogare con un altro programma.
Screenshot
Fotografia dello schermo. Entrato ormai nell’uso comune anche per i non addetti ai lavori.
Software
“Parte morbida”, ossia modificabile: in contrapposizione a hardware, “parte dura”. Tutte le risorse immateriali di un sistema informatico, modellabili tramite la programmazione.
User-friendly
Facile da usare.
Widget
Applicazione con una piccola interfaccia grafica in grado di svolgere una funzione specifica, come ad esempio l’orologio o il meteo richiamabili dallo schermo di un telefonino.
Wizard
Letteralmente: “mago”. In informatica è un processo che richiama un’interfaccia grafica pensata per semplificare dei passaggi applicativi a un utente poco esperto. Ad esempio, la finestra che si apre per guidare l’utilizzatore durante l’installazione di un programma scaricato dalla rete.
Come si dice, a volte, basta la parola.
Orazio Celentano per lessicoitaliano.it
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